Al consumatore che reclama a gran voce la sostenibilità totale dei propri acquisti, le aziende rispondono con una cura speciale per quel che riguarda non solo il prodotto contenuto, ma anche il contenitore. Come dimostrano gli ultimi dati di Osservatorio Immagino, quest’attenzione arriva in etichetta, andando a orientare la propensione al consumo.
L’ etichetta è il primo luogo “fisico” di cui le aziende dispongono per entrare in contatto con il consumatore, educarlo e soddisfare la sua esigenza di informazioni complete, corrette e trasparenti. Per questo, riveste un ruolo chiave e rappresenta quell’elemento del packaging capace, dichiaratamente, di orientare i consumi.
Proprio alla luce della sostenibilità, oggi più che mai in etichetta si trovano informazioni che riguardano il prodotto a tutto tondo: dalla materia prima ai possibili usi, per arrivare alla ecosostenibilità del packaging e alla sua riciclabilità. In sostanza, il packaging parla anche di sé, a causa del nuovo ruolo da protagonista che è in grado di rivestire per le scelte dei consumatori.
Con quali risultati, è presto detto: là dove l’acquirente intravede ecologia, sostenibilità, approccio green e riciclabilità, è maggiormente predisposto all’acquisto. Un aspetto di non poca rilevanza e di cui le aziende hanno una sempre maggiore consapevolezza.
Le parole chiave dell’etichetta sostenibile
Secondo quanto emerso dall’ultimo studio di Osservatorio Immagino GS1 Italy, il consumatore predilige indubbiamente un packaging attento alla sostenibilità e alcune parole chiave sono in grado, più di altre, di catturarne l’attenzione. Lo studio (semestrale) è realizzato su una base di circa 130mila prodotti di largo consumo, mettendo a confronto i prodotti della banca dati Immagino a giugno 2022 con i prodotti in vendita nella grande distribuzione rilevati da NielsenIQ. I numeri sono significativi: a giugno 2022 i prodotti alla base dell’Osservatorio Immagino hanno sviluppato oltre 41 miliardi di euro di sell-out, pari all’82,3% di quanto venduto da ipermercati e supermercati nel mercato totale del largo consumo in Italia, arrivando a oltre 133mila referenze.
SOSTENIBILE
Incominciamo dalle indicazioni generali: il claim “sostenibilità” ha visto un buon ampliamento dell’offerta (+15,3%), arrivata a 4.024 prodotti, e ha superato i 3 miliardi di euro di sell-out, con una crescita annua del +5,5%. Le categorie maggiormente coinvolte da questo trend sono state quelle dei biscotti tradizionali, dei gelati in vaschetta e della pasticceria per il settore food.
Nel non food, invece, il logo Cleanright relativo a stoviglie e bucato è andato in caduta libera perdendo l’1,7% delle vendite. Stesso trend per i prodotti dotati della certificazione Sustainable cleaning, che hanno visto una riduzione del 33,2% delle vendite nell’arco dei 12 mesi (prodotti per il bucato, ammorbidenti e prodotti per la lavastoviglie). Per quanto riguarda invece le emissioni di CO2, le etichette attestanti la loro riduzione hanno visto aumentare le vendite dell’11,9%, segno di un forte apprezzamento da parte del mercato.
PLASTIC FREE o MENO PLASTICA
La plastica rimane una questione calda per il mercato, complici la normativa europea che ne vuole limitare l’utilizzo e l’attenzione dei consumatori, fortemente sensibilizzati sul tema e sulla necessità di arrestarne l’uso massiccio. Così, cresce del 9% il giro d’affari dei 1.625 prodotti venduti in packaging dotati del claim “meno plastica”, che superano l’1,2 miliardi di euro, trainati da un’offerta aumentata del +19,4% e dalla crescita di affettati, olio di semi e frutta secca senza guscio.
Questa tendenza è confermata anche dalle maggiori vendite dei prodotti con packaging compostabile. Qui il trend positivo riguarda però non soltanto le vendite, con una crescita a due cifre pari al +10,7%, ma anche l’offerta, che schizza a +25,2%, grazie allo switch dalla plastica al compostabile per gli accessori da tavola usa e getta. Buon aumento di fatturato anche per i prodotti che evidenziano l’uso di pack in Mater-Bi, con oltre 62 milioni di euro di sell-out (+12,9%), e con un ruolo trainante sempre degli accessori da tavola usa e getta.
La riciclabilità come vero valore
RICICLABILITÀ
Quello della riciclabilità è il grande trend topic del packaging sostenibile, al punto che ben il 40,2% delle referenze monitorate ne parla in etichetta (solo l’anno precedente questa presenza coinvolgeva il 37,5% delle referenze). In altri termini, due prodotti monitorati su cinque vantano un’indicazione che può aiutare i consumatori a riciclare correttamente le confezioni dei prodotti acquistati. Occorre comunque ricordare che l’assenza di tali informazioni non implica necessariamente che la confezione non sia riciclabile; ciò accade prevalentemente per il vetro, il cui destino viene passato sotto silenzio, nonostante si tratti di un materiale riciclabile al 100%.
Tornando agli oltre 52 mila prodotti su cui è comunicata la riciclabilità del packaging, in oltre l’85% dei casi la confezione è totalmente (4,9%) o largamente riciclabile (82,3%), con un dato lievemente migliorato rispetto ai 12 mesi precedenti (+0,8%). Nello stesso periodo è inoltre diminuita la quota dei prodotti venduti in packaging non riciclabili, ora scesa al 3,5% rispetto al 3,8% del giugno 2021.
I settori maggiormente coinvolti dalla comunicazione della riciclabilità come vero e proprio valore della confezione sono quello del freddo (gelati e surgelati), seguito dall’ortofrutta. Decisamente più basso, ma comunque in crescita, è il numero dei prodotti con packaging parlanti di riciclabilità nell’universo non food: 39,5% nel cura casa, 24,1% nel cura persona e 23,0% nel petcare: un fanalino di coda eguagliato dal settore delle bevande, il cui limite è giustificato dalla massiccia presenza di contenitori in vetro che, come accennato, spesso esulano dalle indicazioni di riciclabilità.
I MATERIALI RICILABILI
Qual è la composizione dei packaging delle oltre 52mila referenze del paniere Immagino sulle cui etichette è presente la comunicazione di riciclabilità? La quota più consistente è costituita da quelle composte da un solo materiale. Si tratta del 38,2% delle referenze, in diminuzione di -1,4 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Il restante 61,8% degli item presenta confezioni composte da più materiali: ossia pack perlopiù costituiti da due componenti (35,1%) o tre (19,8%).
Quando si tratta di sostenibilità del packaging, il consumatore risponde forte e chiaro. Si assiste, infatti, a un’indubbia maggiore forza delle vendite dei prodotti totalmente riciclabili o largamente riciclabili, sia per le marche commerciali sia per i top 20, seguiti dai follower e dai produttori più piccoli. Segno indiscusso che le politiche green delle aziende trovano un forte riscontro nelle preferenze del pubblico e che le piccole scelte riescono a fare grandi differenze.