Dalla piccola azienda agricola familiare alla grande multinazionale, c’è chi si affida alla tecnologia per monitorare la propria produzione. È un cambiamento non tanto di rotta, quanto di strumenti, con un risparmio in termini di energiae di lavoro senza precedenti. Benvenuti nell’agricoltura 4.0
Oggi monitoriamo tutto, dal consumo di calorie ai chilometri che la macchina percorre con un pieno, dalla qualità del sonno al rendimento in tempo reale dei nostri investimenti. Poteva l’agricoltura restare indietro? Certamente no. E proprio con questa visione Matteo Vanotti, ingegnere figlio di agricoltori e fondatore di xFarm, ha voluto dotare anche un settore così vicino ai ritmi della natura di risorse intelligenti, a sostegno di chi ci porta in tavola un prodotto a partire dal seme.
Sognando una app per gestire la propria azienda, Vanotti incontra Farm Technologies, specializzati in temi agronomici e algoritmi sull’irrigazione. Siamo nel 2019 e da allora l’agricoltura 4.0 diventa trending topic. Nel 2021 le due start up italiane si fondono ed ecco nascere xFarm Technologies.
Il 6% del territorio coltivabile italiano è nella loro rete, 90mila aziende agricole hanno letteralmente portato in campo le loro tecnologie. Con quali vantaggi, ce lo racconta Nicolò Barbano, responsabile marketing di xFarm Technologies.
Barbano, cosa cambia fra una coltura tradizionale e una coltura supportata dalle tecnologie?
«Potrei usare una parola che racchiude tutto: ottimizzazione. La tecnologia supporta la presa di decisioni consentendo di ottimizzare praticamente tutte le risorse. Penso in primo luogo all’acqua: monitorando parametri quali meteo e umidità, si può arrivare a un risparmio idrico che arriva fino al 40%.
O, ancora, sul fronte difesa (e qui sappiamo quanto il consumatore sia attento ai residui sui prodotti), possiamo limitare il consumo dei prodotti fitosanitari fino al 10%. Se questa cifra sembra esigua, pensiamo a cosa significhi dover somministrare i fitosanitari in termini di uso di macchine e tempo uomo».
Come può l’agricoltore sapere in anticipo quanto prodotto fitosanitario utilizzare?
Quali dati considerate? «Abbiamo due fronti che trattiamo in modi diversi. Sul fronte funghi, misuriamo dei parametri ambientali e li incrociamo con i dati metereologici, arrivando a prevedere i livelli di umidità che, come ben sappiamo, influiscono sulla presenza e lo sviluppo dei funghi.
Per quanto riguarda invece gli insetti, abbiamo ideato speciali trappole che li attirano e vanno ad analizzare quanti sono i soggetti della generazione precedente. Questo ci permette di fare previsioni sulle uova e l’entità della nuova generazione, e ottimizzare di conseguenza la decisione di intervenire per difendere le colture, solo se e quando necessario».
È davvero affascinante. Qual è il profilo del cliente che arriva da voi?
«C’è veramente di tutto. Abbiamo le piccole realtà conl’agricoltore-imprenditore che “si innamora” delle app e investe arrivando quasi a divertirsi durante il monitoraggio del processo, e poi ci sono le multinazionali che portano le nostre tecnologie dall’altra parte del mondo, in Brasile o Colombia, per monitorare ettari ed ettari di piantagioni di caffè.
Ma ci sono anche clienti inaspettati, come realtà che gestiscono boschi e parchi sull’Appennino, o aziende agricole di cuochi e calciatori famosi. Siamo partiti come una nicchia, adesso il mercato sta dimostrando un grande interesse»
Complice anche l’attenzione alla sostenibilità?
«Certo, è un tema forte. La sostenibilità alla quale noi ci riferiamo è veramente ampia ed è fatta di minori consumi. È una sostenibilità di azioni risparmiate, in termini di risorse, energia e tempo. Per quanto riguarda poi la filiera di trasformazione, fino a poco fa si stimava l’impatto della produzione, oggi invece riusciamo a calcolare la singola lavorazione e a proporre strumenti correttivi, in accordo con gli agronomi aziendali.
In questo modo la presa di decisioni è consapevole. È stato utilizzato il fertilizzante sbagliato? Benissimo, per la coltura successiva si apportano le correzioni utili alla riduzione dell’impatto che porta al prodotto finale».
Quali sono le colture supportate dalla vostra piattaforma?
«Sono ben quattrocento. Ma poi quelle più diffuse in Italia sono una ventina, con i cereali in primo piano, seguiti da vite, frutta e olivo. La nostra fortuna è avere iniziato in un Paese come l’Italia, che presenta una grande varietà di colture. Questo ci dà una forte competenza e ci permette di rispondere alle esigenze più disparate».
Cosa dire dei finanziamenti?
«Ce ne sono di diversi tipi, tutti orientati a un’agricoltura 4.0. Hanno veramente cambiato la fisionomia di questo settore. Penso ai forti investimenti nei macchinari agricoli: quanti agricoltori hanno rinnovato il loro parco macchine negli ultimi due anni? Per noi questa è stata un’opportunità interessante e ci ha permesso di estendere le nostre tecnologie anche sulle flotte.
Così, oggi l’agricoltore può monitorare la sua macchina in tempo reale. Fa parte tutto di un unico grande sistema di controllo che risponde all’idea dell’ottimizzazione». Siamo di fronte a una sorta di rivoluzione del settore? «Un cambiamento forte c’è, e lo stiamo vedendo. Siamo partiti solo tre anni fa e oggi ben il sei per cento dei campi italiani è gestito con xFarm Technologies.
Ci siamo inseriti nel mercato puntando sulla fiducia come valore chiave. È un settore in cui il passaparola è forte, la fiducia è essenziale e noi conosciamo l’agricoltore perché il nostro fondatore ha il suo stesso dna, se così si può dire.
Ora stiamo lavorando sulla consapevolezza: facciamo percorsi nelle scuole con progetti per formare gli studenti e i docenti nel campo dell’agricoltura 4.0, arrivando a digitalizzare l’azienda didattica dell’istituto. E, ancora, abbiamo fondato un’Academy rivolta a tecnici, periti, agronomi e agricoltori. È un modo per fare cultura, perché è dalla consapevolezza che nasce il cambiamento».
Verissimo. Quali saranno i vostri prossimi passi?
«La grande novità è che apriremo nelle prossime settimane un ufficio a Barcellona, per presidiare Spagna, Portogallo e Marocco. Come accennavo, abbiamo iniziato in un Paese complesso dal punto di vista dell’agricoltura perché fortemente variegato. Ora ci aspettano questi Paesi, decisamente più semplici. Porteremo le nostre soluzioni anche là, siamo prontissimi».
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