VERSO L’INDUSTRIA 5.0, SPINTI DA SOSTENIBILITÀ E RESILIENZA

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Il nuovo traguardo dell’Industria 5.0 pone la persona al centro dell’attenzione e ottimizza la cooperazione uomo-macchia. Siamo di fronte a una nuova era, che vede il settore produttivo concentrarsi sulla capacità di adattamento e sulla minimizzazione dell’impatto ambientale. 

A cura di
Elisa Crotti

Ci eravamo da poco abituati all’Industria 4.0, concetto coniato nel 2011 e che ha visto il suo completo sviluppo perfezionarsi in tempi più recenti, ed ecco che già ci troviamo di fronte a un nuovo paradigma produttivo: l’Industria 5.0 che, di fatto, rappresenta un aggiornamento della versione precedente. 

La quarta rivoluzione industriale si è focalizzata soprattutto sulla digitalizzazione dei processi e sull’uso delle tecnologie, con una particolare attenzione nei confronti dell’intelligenza artificiale, dell’Ict e della robotica. 

Ma se, da un lato, l’Industria 4.0 ha aumentato la produttività e l’efficienza, dall’altro lato ha dimostrato alcuni limiti, impattanti soprattutto sul riconoscimento del ruolo dei lavoratori e sulla sostenibilità sociale e ambientale. È proprio qui che entra in gioco l’Industria 5.0, un paradigma che fa della sostenibilità e della resilienza i suoi cavalli di battaglia.  

La resilienza, ovvero la capacità di resistere a adattarsi ai cambiamenti, è stata la grande lezione della pandemia e diventa ora un vero e proprio strumento per garantire internazionalizzazione e competitività nel lungo periodo.  

La sostenibilità si fonda invece su uno sviluppo consapevole e su sistemi produttivi basati sulle energie rinnovabili.

La Commissione Europea pone l’obiettivo di abbattere del 55% le emissioni di carbonio entro il 2030 e chiede che l’industria sviluppi processi circolari di riuso, riciclo e corretto smaltimento delle risorse naturali, al fine di ridurre gli scarti e minimizzare l’impatto ambientale.  

Va da sé che i grandi obiettivi non si raggiungono da soli. Per questo, l’Industria 5.0 deve chiamare in causa tutti gli attori e proporre un approccio antropocentrico, che consenta la migliore interazione e collaborazione fra uomo e macchina. 

Macchine e tecnologie come alleate, quindi, non nemiche. Se applicate correttamente, infatti, le soluzioni innovative permettono di rendere i luoghi di lavoro più inclusivi e più sicuri per i lavoratori. 

Ponendo l’uomo al centro del modello produttivo, l’Industria 5.0 può assicurare che l’uso della tecnologia non solo non violi i diritti fondamentali dei lavoratori, come il diritto alla privacy, all’autonomia e alla dignità umana, ma che garantisca, se ben gestito, benessere e soddisfazione. 

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